Curiosità

La storia dell’Alfa Romeo

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La storia di Alfa Romeo

L’Alfa Romeo è un marchio che non ha bisogno di presentazioni. Con una storia lunga oltre un secolo alle spalle, la casa automobilista è passata fra apici di successo e momenti vicino al tracollo.

La nascita di Alfa Romeo

La storia inizia precisamente il 24 giugno 1910, quando un gruppo di imprenditori Lombardi decise di assorbire la fabbrica dell’aziende francese Darracq travolta dalla crisi economica per dare vita alla nuova Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, il cui acronimo è appunto ALFA.

L’Alfa manterrà questo nome ancora per diversi anni prima di aggiungere il cognome Romeo. Il primo stabilimento divenuto storico dell’Alfa Romeo è situato a Portello, allora ancora una zona periferica di Milano. Qui venne creato il primo modello storico, la HP 24, dotata di motore da 4.0 a 42 cavalli che raggiungeva la velocità di 100 km/h. La velocità era più che degna di nota e infatti ha segnato fin da subito la sportività della casa, tratto distintivo che l’accompagna tutt’oggi.

Il mercato italiano non era abbastanza spazioso per poter ospitare le nuove auto dell’Alfa, pertanto il progetto iniziale prevedeva lo spostamento verso il mercato estero. Tuttavia il destino volle diversamente così con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale l’espansione venne stroncata sul nascere.

Molti competitori sul mercato convertirono i propri stabilimenti per la produzione bellica, ma la fabbrica di Portello non era delle dimensioni adeguate per assicurarsi delle commissioni da parte dell’esercito quindi nel giro di pochi anni lo stabilimento entrò in crisi. Per evitare il fallimento totale, la società venne venduta nel 1915 alla Banca Italiana di Sconto e la gestione venne affidata a Nicola Romeo, ingegnere e titolare di un’azienda che aveva una grossa commissione di proiettili per conto dell’esercito.

Fondendo entrambe le società, l’ingegner Romeo nel 1918 aveva accumulato abbastanza capitale per poter rilevare l’azienda dalla Banca, dando vita di fatto alla nuova Alfa Romeo.

L’entrata nel mondo delle corse e la Grande Depressione

Negli anni ’20 l’Alfa Romeo, forte della sportività dei suoi modelli, debuttò nel mondo delle corse automobilistiche con l’Alfa Romeo RL, guidata nel ’23 da Sivocci che si aggiudicò la targa Florio. Fu una corsa particolarmente importante perché il pilota aveva disegnato sulla macchina un quadrifoglio verde sul fondo bianco, simbolo che da allora ha accompagnato la casa in ogni corsa automobilistica. Altri successi importanti nel mondo delle corse vennero ottenuti dalla P2 che nel ’25 vinse il primo campionato mondiale e molti altri successi arrivarono grazie alla 6C 1500 guidata da grandi nomi come Ascari, Campari e Brilli-Peri.

Nonostante i grandi successi ottenuti negli anni delle corse, l’Alfa Romeo finì presto in una brutta situazione di debiti che causò nel 1928 l’allontanamento di Nicola Romeo e l’assunzione delle azioni da parte degli istituto creditizi.

Gli anni della Grande Depressione però si fecero sentire e neanche le Banche Creditrici erano in grado di reggere il colpo quindi le azioni vennero rilevate dallo Stato. All’epoca, con Mussolini dittatore, fu deciso di salvare l’Alfa Romeo dal tracollo iscrivendola all’Iri con la guida di Ugo Gobbato.

Gobbato risollevò le sorti dell’Alfa Romeo, riducendo i costi di produzione producendo due modelli di punta (la 8C e la 9C), mentre sul fronte delle corse cedette la scuderia alla Ferrari nel ’29 e venne ripresa nel ’37, dopo una lunga carriera in ascesa grazie al pilota Nuvolari.

Il cambio di rotta

Dopo la Seconda Guerra Mondiale la ricostruzione fu difficile per molti ma la nuova economia dell’Italia impose il passaggio dell’Alfa dalla produzione di auto sportiva a quella di auto a larga diffusione, introducendo la catena di montaggio e abbandonando la produzione artigianale. Anni segnati dalla produzione della 1900 e nel 1955 della prima Giulietta, per fare concorrenza alla Fiat 1100.

Sul fronte delle corse invece Alfa Romeo dominò i primi due campionati di Formula 1 (’50 e ’51) con la 158, meglio conosciuta come Alfetta.

All’inizio del nuovo decennio Giuseppe Luraghi divenne presidente dell’Alfa Romeo e decise di abbandonare lo stabilimento di Portello e stabilirsi ad Arese dove è stata affiancata la pista di Balocco, mentre nel 1968 venne aperta anche la Fabbrica a Pomigliano d’Arco.

Gli anni ’60 furono segnati dall’uscita della prima Giulia e della Giulia GTA che dominò le corse settore turismo per tutto il decennio. Nel 1963 venne anche creata l’Autodelta, a breve nuovo reparto corse della casa. Infine venne prodotta la 1600 Spider che spopolò in America.

Gli anni ’70 furono invece molto turbolenti per l’Alfa Romeo. Gli sconvolgimenti sociali dovuti all’azione dei sindacati e delle Brigate Rosse portarono a ritardi e attentati alla produzione. Nonostante questo nel ’72 venne creata l’Alfasud e la nuova Alfetta, due auto molto brillanti ma i cui costi, specialmente per la seconda, erano persino più alti dei guadagni.

Il passaggio alla Fiat e oggi

Nel ’74 Luraghi abbandonò l’Alfa Romeo e la sua assenza si fece sentire, sfornando una serie di modelli che non ebbero ami successo. Si ricordano qui la Arna, l’Alfetta del ’75 e la 90. Sul fronte delle corse invece la GTV 6 portava molti successi, ma non erano abbastanza quindi lo Stato decise di mettere in vendita la società. Nonostante l’interesse della Ford, nell’86 l’Alfa passò al gruppo Fiat.

Sotto la guida della Fiat ci furono molti cambiamenti, ma la collaborazione dal punto di vista della produzione portò a una serie di modelli che non hanno mai avuto un grosso successo sul mercato, tra cui la 155. La 156, lanciata nel 1997 col nuovo cambio Selespeed risollevò le sorti dell’Alfa. Lato corse invece sia la 155 V6 TI che la 156 portarono diversi risultati, come il campionato DTM con Nicola Larini.

L’entrata nel 2000 si verificò con la 156 e la 147 che segnarono un picco nelle vendite, mentre la nuova 156 del 2005 riportò in basso la situazione.

Il cambio generazionale vero e proprio c’è stato col terzo modello di Giulietta, lanciata nel 2010, che ha portato un boom nelle vendite anche oltreoceano. Dal lato sportivo c’è stato un nuovo rilancio grazie alla 4c del 2003 e la Giulia Quadrifoglio nel 2015. I modelli usciti negli ultimi anni soddisfano sempre di più la nicchia di mercato in cui si inseriscono per la meccanica e la durata, in particolar modo si è avvicinata ai giovani con la Mito. In uscita adesso la nuova Tonale, un SUV dal design accattivante che mischia segni di storia passata verso un’immagine futura.

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