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Cos’è la direttiva DAFI e l’E-mobility in Italia

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os'è la direttiva DAFI e l'E-mobility in Italia

L’E-mobility italiana dipende dal raggiungimento di una mobilità sempre più sostenibile che permetta il massimo abbattimento di CO2: per coadiuvare questi aspetti, anni fa è stata varata la direttiva DAFI, che disciplina la creazione di infrastrutture che possano agevolare lo sviluppo elettrico negli Stati membri dell’UE.

Ecco nel dettaglio cosa predispone.

La Direttiva DAFI: gli obiettivi

La Direttiva 2014/94/UE del Parlamento Europeo impone l’obiettivo comune di realizzare sempre più infrastrutture per coadiuvare l’utilizzo dei combustibili alternativi al petrolio: ecco perché l’intero sviluppo delle auto green passa attraverso la Direttiva DAFI.

L’Italia ha recepito la norma con il decreto legislativo 257 del dicembre 2016: il 2020, nello specifico, è l’anno “x” per la creazione del numero di adeguati punti di ricarica accessibili al pubblico negli Stati membri, e la data è il 31 dicembre.

È fondamentale ricordare che le infrastrutture sono il punto chiave che agevola l’acquisto e la circolazione di vetture elettriche, ma non solo.

Infatti, se il 2020 è l’anno chiave per la mobilità elettrica, per la creazione di punti di rifornimento per l‘idrogeno si attende il 2025, mentre per il gas naturale la rete per il trasporto marittimo dovrà essere sviluppata entro il 2030.

Direttiva DAFI: i punti essenziali

I punti essenziali della direttiva DAFI sono principalmente 2, ma non solo:

  • gli impianti carburanti stradali esistenti al 31 dicembre 2015, che in quell’anno hanno erogato almeno 10 milioni di litri e si trovano in province particolarmente inquinate, dovranno dotarsi di infrastrutture per la ricarica elettrica (almeno veloce, tra 22 kW e 50 kW) e per la distribuzione di GNC o GNL
  • gli impianti carburanti stradali esistenti al 31 dicembre 2017, che in quell’anno hanno erogato almeno 5 milioni di litri e sono situati in aree particolarmente inquinate, dovranno installare stazioni di ricarica (almeno veloce, tra 22 kW e 50 kW)

Sulle autostrade, questi obblighi sono assolti dai concessionari autostradali.

Direttiva DAFI: altri particolari

La normativa riguarda anche gli immobili: per quelli nuovi (almeno 10 unità abitative) o ristrutturati con un uso finale diverso da quello residenziale (superficie utile minima 500 mq), dovrà essere previsto l’allaccio della possibile infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici.

Inoltre, i posti auto per la ricarica tramite colonnina dovranno essere almeno il 20% di quelli totali e gli enti locali che acquistano mezzi di pubblica utilità dovranno perseguire un minimo del 25% di veicoli a GNC, GNL, oltre a veicoli elettrici e veicoli a funzionamento ibrido bimodale o ibrido multimodale.

Per la tutela dei consumatori le informazioni sui combustibili utilizzabili nel veicolo dovranno seguire un’etichettatura standardizzata, oltre a indicazioni chiare nei punti di ricarica e rifornimento.

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