Curiosità

Franco Scaglione: dalla sartoria alle automobili

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Franco Scaglione e Bertone

La storia di Franco Scaglione ha dell’incredibile in quanto arriva a disegnare auto per professione in netto ritardo rispetto ad altri designer. Prima sportivo, poi umanista, poi soldato, quindi ingegnere e successivamente disegnatore di abiti, prima di approdare al mondo automobilistico.

Franco Scaglione: il periodo pre automobilistico

Nato nel 1916 a Firenze da famiglia benestante, fin da bambino Franco Scaglione si dimostra appassionato di sport, praticando tennis, canottaggio e equitazione. I suoi principali studi sono umanistici, per poi cambiare totalmente col crescere dell’età e frequentare la scuola di ingegneria. La Seconda Guerra Mondiale incombe: Scaglione decide di partire volontario e subito gli viene riconosciuto un ruolo importante nell’esercito. Fatto prigioniero, viene detenuto per cinque anni in India e può ritornare in Italia solo negli ultimi giorni del 1946.

L’assenza della figura paterna (il papà è deceduto quando Franco era ancora piccolo), ha legato molto il ragazzo alla madre e, anche se ormai adulto, una volta rientrato dalla prigionia, Scaglione necessita di tutto l’affetto possibile per “disintossicarsi” dalla lunga prigionia. Dopo qualche tempo decide di mettere a frutto la sua passione per il disegno, dimostrando talento in ambito stilistico. Quindi si sposa e successivamente diventa padre.

L’ingresso nel mondo automobilistico

La storia di Franco Scaglione è però strettamente legata al settore automobilistico perché questa è la sua vera grande passione e vocazione. Decise dunque di andare nel territorio torinese, patria dell’auto. Il pensiero è quello di rivolgersi alle carrozzerie per vedere valorizzati i suoi lavori. Franco era un uomo dotato di grande personalità e questo ha portato spesso a incontrare grandi difficoltà nei rapporti di lavoro. Il suo spirito libero lo porta a non riuscire a mantenere un posto fisso e i datori di lavoro erano quindi restii a confermare un designer, seppur molto talentuoso e bravo, all’interno della loro organizzazione. Lo stesso Pininfarina, con cui Scaglione ha collaborato, ha dovuto rinunciare alle sue opere poiché Franco si sentiva “oppresso” da una struttura organizzativa rigida, con determinazione di ruoli e pianificazione temporale.

Nel 1952 Scaglione diventa parte della carrozzeria Bertone. È lo stesso titolare a lasciare “carta bianca” a Franco, il quale non vuole farsi assumere ma preferisce, come sempre, un contratto di consulenza: diverse berlinette, la Giulietta Sprint del 1954 e del 1957 e altre elaborazioni su base Aston Martin, Alfa Romeo, Abarth (molti esemplari), Maserati e Jaguar.

Lo studio proprio di design

Franco Scaglione fino ad ora ha dato una sua interpretazione del lavoro e dello stile automobilistico, puntando molto su un’aerodinamica spinta e accentuata derivante spesso dal mondo aeronautico, palesando in ogni progetto la sua creatività che lo porta a ricreare lavori di una bellezza quasi artistica. Questo suo modo di operare non sempre risponde alle attese di chi commissiona il lavoro e quindi alcuni rapporti personali si fanno complicati e complessi da gestire. Diverse sue proposte sono giudicate eccessive, stravaganti, troppo futuristiche. Questo è stato il principale motivo per il quale nel 1959 viene interrotta la collaborazione lavorativa con Bertone. Le richieste della carrozzeria, prevalentemente per Alfa Romeo, non sono state sempre condivise e soddisfatte: da qui le difficoltà di portare avanti un lavoro organizzato e organico.

Franco Scaglione decide di mettersi in proprio aprendo un suo studio di design in zona Torino, facendo, di fatto, concorrenza a chi fino a quel momento gli aveva dato il lavoro, ovvero le carrozzerie della zona. Un volta indipendente, Franco riceve la prima richiesta da parte di Abarth con l’obiettivo di dare nuove forme alla Porsche Carrera 356 B. Successivamente anche dal Giappone giungono richieste per la Prince Skyline Sprint. Scaglione capisce come il suo lavoro sia apprezzato all’estero (come pure quelli di altri designer italiani) e quindi cerca di espandere i propri confini stringendo una collaborazione con Reisner, un noto personaggio ungherese, per il quale disegna diverse vetture, tra cui la Torino nel 1967, la Italia l’anno successivo e la Indra nel 1971, oltre ad altri esemplari. Il lavoro di Scaglione però non si ferma e il suo estro crea per Maserati la Birdcade del 1961, la 350 GTV del 1963 per Lamborghini, l’Alfa Romeo 33 del 1967 e ci mette la matita anche per la Colibrì del 1963 un capolavoro aerodinamico marchiato dalla casa modenese Stanguellini.

La fine dei lavori

Il fallimento della società ungherese con cui Scaglione ha la partnership manda in crisi lo studio italiano di designer e Scaglione deve ridimensionare i suoi progetti. Questa rivisitazione dei piani crea un profondo “malessere” e genera grande delusione in Franco Scaglione, fintanto che progressivamente si distacca dal mondo del design a inizio Anni Ottanta. Si ritira in Toscana nella sua abitazione e cessa di vivere nel 1993.

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